lunedì 2 marzo 2009

Un mattino

Un mattino, risvegliandosi un po' più tardi del solito, si sorprese nel vedere suo marito sdraiato accanto a lei. Sapendo già quel che non voleva sapere, avvicinò il suo volto a quello di lui, e si mise in ascolto: Giorgio non respirava più. Era morto nel sonno, stupidamente, semplicemente, a neanche quarant’anni. Ci siamo, pensò. Pensò che aveva trascorso metà della sua vita preparandosi a questo evento, e adesso era messa alla prova. Intendiamoci, non che suo marito fosse malato, tutt'altro. Era solo che lei aveva la fissazione della morte, sapeva che prima o poi sarebbe arrivata e non voleva farsi cogliere di sorpresa. Era sempre stata sicura che non sarebbe stata così fortunata da andarsene prima di lui e lasciare che restasse lui a cavarsela da solo. E infatti era stata lungimirante. Eccolo lì, lo stronzo. Il vigliacco, dimostrandosi vigliacco anche stavolta come sempre, se l'era svignata alla chetichella lasciandola in un mare di guai. Ma fortunatamente lei era preparata. La preparazione era cominciata per tempo, molti anni prima. Il principio fondamentale consisteva nel non affezionarsi mai a niente o a nessuno. Era stata la sua educazione religiosa a fortificarla in questo principio, insegnandole a non legarsi ai beni e agli affetti terreni per meglio predisporsi a quelli ultraterreni. Se c'era stato un tempo in cui aveva amato il marito, questo tempo era stato breve, e lei ne aveva perso la memoria. Dal giorno successivo al matrimonio il suo imperativo morale era stato: mai abbandonarsi, mai abbassare le difese, mai far vincere i sentimenti, le passioni, l'irrazionalità. E ancora: sempre pensarsi sola, mai confidare nell'altro, mai immaginarsi parte di qualcosa di più grande, perché tanto poi alla fine, nei momenti che contano, ognuno di noi è solo. La preparazione, ora, stava dando i suoi frutti. Dai suoi occhi, neanche una lacrima. Solo, inaspettatamente, uno stupido senso di vuoto. Allora si sentì tradita. Ma come, pensò, dopo tutta questa fatica per allontanarmi da lui, per ucciderlo molto prima che morisse, cosa c'entra adesso questa vertigine, questo buco alla bocca dello stomaco, questa spossatezza? Sentì improvvisa una gran voglia di andarsene, o meglio fuggire, darsela a gambe. Prese una piccola valigia e ci infilò dentro un paio di mutande, qualche maglietta e dei jeans, si guardò allo specchio ma non si truccò né si pettinò -le sembrava osceno- e uscì, inseguita da quell'immensa voragine nera che si stava aprendo dietro di lei. Guidando troppo velocemente verso l'aeroporto si chiese:
-Avrò chiuso il gas?

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