lunedì 20 aprile 2009

Quello che so

Quindicesima puntata

38.
"Lei lo trova offensivo, quel termine? Insultante? Irridente, forse?"
La donna era seduta davanti alla scrivania di Calogero Moiano, proprio di fronte a lui, ma non sembrava stesse parlando con lui, quindi Moiano non si diede pena di rispondere. Lasciò semplicemente che il silenzio facesse il suo lavoro.
La donna espirò, e rimase a guardare affascinata gli anelli di fumo che salivano lentamente verso il soffitto.
Entrò l’assistente di Moiano, come sempre trafelatissimo.
Il dott. Moiano non disse nulla, e sollevò l’indice della mano sinistra verso il giovane, facendogli segno di lasciargli qualche secondo di tempo.
Sorprendentemente, il ragazzo capì e uscì in silenzio dall’ufficio.
"Come l’ha capito, dott. Moiano? Come ci è arrivato?"
"Non sono neanche sicuro di avere capito tutto, a dire la verità. Per esempio, una cosa che ancora non ho capito e perché lei è tornata in quell’ufficio. Perché si è presa questo rischio? Cosa cercava? Cosa c’era in quel libro? E ha trovato quello che cercava?"
"Accidenti quante domande. Riuscirà a trovare tutte le risposte, dott. Moiano?"
La donna sorrise, e per la prima volta guardò Moiano negli occhi, intensamente.
"Una cosa però l’ha capita, non è vero? D’altra parte non è così strano che un essere la cui missione nella vita si esaurisca nel tenere pulito l’acquario sia di sesso femminile, no? Il buon vecchio Francesco era uno stronzo maschilista, in fondo. Non gli piaceva l’idea di una donna che si facesse valere."
"Non ho mai creduto che il pesce pulitore potesse essere Roberto Benati. Per un certo periodo ho creduto invece che potesse essere Antonio U., mi sembrava il profilo giusto…"
La donna rise fragorosamente. Sembrava sinceramente divertita.
"Antonio U.? Poveretto, lui è solo un patetico burattino, un niente assoluto, perfetto per il ruolo che ha assunto."
"E chi è il burattinaio, allora?"
La donna smise di ridere. Il dott. Moiano aveva deciso che era arrivato il momento di provare a capirci qualcosa.
"Non ho più tanta voglia di giocare, signora, ora si fa sul serio."
"Il burattinaio, dice? E chi lo sa chi è il burattinaio? Forse non c’è un burattinaio. Forse ce ne sono tanti. L’unica cosa certa, dott. Moiano, è che niente è come sembra. Tutti questi buffoni che si dannano l’anima e si scannano per una miserabile briciola di pane, che credono di lottare per una fetta di potere, che sarebbero disposti a qualunque cosa pur di avere il loro momento di ridicola gloria, tutti loro si credono burattinai, ma non sono niente, niente di niente."
"E lei?"
"Io? Io sono solo un umile pesce pulitore, faccio il mio lavoro in silenzio, senza dare fastidio a nessuno. Io ascolto, imparo, so stare al mio posto, non insidio nessuno."
"Già, ma poi l’acquario si spopola. E magari così non le rimane più niente da…pulire."
Lo sguardo che la donna gli lanciò mise i brividi a Calogero Moiano. Sotto una sottilissima parvenza di finta umiltà impastata di innuendo sessuale, in quella donna si nascondeva qualcosa di freddo e implacabile che lo spaventava.
"A proposito di pulizie, cos’ha portato via dall’ufficio di Francesco M.? Cosa c’era in quel libro? Prima o poi dovrà dirmelo."
"E se non glielo dico cosa mi farà, dott. Moiano? Mi torturerà? E quali orribili torture ha in mente per me?"

domenica 19 aprile 2009

Le foglie morte

Lui faceva il gradasso ma per scherzo e per amore, lo faceva per lei. E ora noi, tutti gli autunni al morire delle foglie, non possiamo non ricordarlo con quell'aria sfrontata e sicura, finta. Lei amava i francesi e il loro charme, la pronuncia, la romance, la Senna e i colori pastello. Lui un po' goffo con il suo registratore a cassette, uno dei primi in circolazione, si presentò da lei con un braccio nascosto dietro la schiena, ed entrò in casa sorridendo. Lei anche sorrise, non capendo, e disse cosa vuoi, cosa nascondi? Ho un regalo per te, una sorpresa, disse lui emozionato come non si sa cosa.
Lei lo guardava in silenzio, mentre lui armeggiava coi fili e preparava la sorpresa. Lei lo guardava in silenzio e in silenzio lo amava da tanto, inconfessata. Notò le occhiaie profonde e il bianco negli occhi di lui tutto rosso, ma non poteva sapere della sua notte insonne, trascorsa nel delirio e nella fatica della creazione, e alle prese con non irrilevanti problemi tecnici.
Tutto pronto, mettiti comoda, abbassiamo un po' la luce, un pizzico di atmosfera, ma cosa mi vuoi fare? niente niente non ti preoccupare, voglio solo farti sentire una cosa, una cosa che ho fatto per te, e ti prego non ridere troppo ti prego.
Lei si accomodò in fondo al divano, rannicchiata e lontana, e fissò il registratore sul tavolino come fosse in trance, mentre lui premeva il pulsante play. Poi andò a sedersi anche lui, nell'ombra, mentre si sentiva avvampare e non voleva essere visto.
La sua voce uscì dal registratore improvvisa e lei fece un salto sul divano. E la sua voce disse: dedicato a Cristina.
Poi, dopo qualche secondo, iniziò quella musica inconfondibile. Ma ecco la sorpresa: al posto della voce di Yves Montand, o meglio sopra la voce di Yves Montand relegata in sottofondo c'era la voce di lui che cantava per lei. Con il suo francese approssimativo, con la sua intonazione un po' insicura, con il fiato corto nei passaggi più difficili, con due o tre sfondoni nel francese perché lui il francese aveva cominciato a studiarlo per lei, ma non è che lo conoscesse proprio bene.
Quando la canzone finì, rimasero in silenzio. Lei disse non accendere. E quando lui si avvicinò al divano, vide che aveva gli occhi lucidi. Non dissero altro, e per la prima volta si baciarono. Fu un bacio in verità piuttosto umido, circondato di lacrime calde che non si volevano fermare. Quando infine si fermarono lui tornò gradasso, e le disse: ti avevo chiesto di non ridere, ma mi hai preso troppo alla lettera.
E' così che Antonio, 68 anni, e Cristina, 60 anni, si dichiararono un reciproco amore che durava da tutta la vita e che avevano sempre taciuto. E' così che con tanta gioia e un velo di rimpianto per le troppe foglie cadute dietro di loro, si incamminarono insieme verso l'autunno.