lunedì 2 marzo 2009

L'antipasto di Orlando

Di ritorno dall'isola del Giglio in una splendida giornata di sole pensai che avevo proprio bisogno dell'antipasto di Orlando. Ne seguì un quarto d'ora di ardua riflessione. Guardavo Cinzia che guardava l'orizzonte con lo sguardo beatamente assente negli occhi sereni e innocenti, e pensavo: "Te lo meriti, Cinzia?" Poi, visto che sono sempre stato un giocatore, osai:
"Cinzia, conosci l'antipasto di Orlando?" Non lo conosceva. Costeggiando la passeggiata a mare di Porto S. Stefano, ero distratto e pensieroso. Lei, di ottimo umore e molto loquace, mi domandava continuamente:
"Amore, ma cos'hai?" e non aspettava mai la risposta. Era abbronzata e si era tanto divertita al Giglio. Arrivammo da Orlando, ci accomodammo e ordinammo due antipasti di mare caldi, la specialità della casa. Incautamente mi feci travolgere dall'ottimismo. Presi a descrivere a Cinzia le meraviglie di quello che stavamo per mangiare, le parlai in termini accorati e poetici dei minuscoli moscardini e delle morbide piccole cozze fragranti, le confessai con trasporto che l'antipasto di Orlando era per me un'esperienza mistica prima ancora che un'esperienza culinaria. Lei mi osservava sinceramente divertita. Arrivò l'antipasto. Io lo amai in silenzio, Cinzia lo mangiò lasciando nel piatto alcune cozze e evitando di fare la scarpetta. Infine disse:
"Quanto olio! Troppo unto per i miei gusti." Il resto della conversazione fu piuttosto un soliloquio di Cinzia. Io non dissi più una parola e certamente dovevo apparire molto triste. Più tardi, nel pomeriggio, tornando indietro proposi di fare la strada panoramica. Lei aderì entusiasticamente. In alto fermai la macchina e dissi: godiamoci un po' di panorama.
Mentre Cinzia guardava il mare e le barche e il bellissimo tramonto voltandomi le spalle, io la colpii violentemente alla testa con una pala che avevo preso dal bagagliaio dell'auto. Trascinai il corpo per alcuni metri dietro i cespugli e cominciai a scavare. Il fetore diventò presto insopportabile, e dovetti fermarmi per legarmi un fazzoletto intorno al volto. Quando trovai gli altri cadaveri, presi il corpo di Cinzia e lo gettai nella fossa. Poi richiusi la buca e me ne andai, riflettendo sull'ingratitudine della gente.

Nessun commento: