Le storie ci accompagnano. In tutti i momenti della nostra vita c'è sempre qualcuno che ce ne racconta una. Alcune sono belle, alcune brutte. Allegre, tristi, buffe, sinistre. O anche semplicemente noiose. Ma persino quando diciamo: "Dai, non raccontarmi storie", in fondo per noi le storie non sono mai abbastanza. C'è un modo personale di parlare di cose universali?
mercoledì 9 settembre 2009
Peck Guignol
Mancano due giorni a Natale. Milano è addobbata a festa. Facciamo una passeggiata nei dintorni di piazza del Duomo e a un certo punto capitiamo da Peck. Come il resto della città, anche Peck è in festa. Entriamo. Se possibile tutto è ancora più opulento, esagerato e appariscente di sempre. Ad un certo punto, superata la zona gastronomia, l’angolo del pane, il settore della frutta e verdura fresca, finiamo nello spazio macelleria, affollatissimo di carampane vocianti. Lì, fra polli e tacchini, quarti di bue, cosce di vitello, fegatelli vari e compagnia cantando, c’è anche un maialino intero, adagiato a pancia sotto con la testa rivolta verso di noi. Non ricordo se ha addirittura la mela in bocca come vuole l'iconografia tradizionale ma insomma l’effetto è quello. Pietro lo vede e si avvicina al banco. Capita l’antifona, noi cerchiamo di catturare la sua attenzione e distoglierla verso qualcosa di meno truculento. Inutile. Lui non riesce a staccare il suo sguardo dallo sguardo vitreo del maialino. Si ipnotizzano a vicenda. Quando ha introiettato per bene la faccenda, scoppia a piangere disperato, e saranno veri cazzi per consolarlo. A chi è venuta in mente l’idea di entrare da Peck? A me, credo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento