giovedì 30 dicembre 2010

Eventi

Siamo in macchina, Leandro ed io, ad aspettare che Serena e Gorka escano di casa, per cercare insieme di lenire questa noia che ci prende ogni anno, in questo periodo.
- Sai che oggi stavo per mettermi a lavorare? - mi dice Leandro - Ma sì, mi sono detto, tanto non c'è niente da fare. Aspetto sempre di trovare un po' di tempo libero per rilassarmi, poi quando sono in ferie non resisto. Inutile, mi rompo i coglioni.
Leandro piega il ginocchio sul cruscotto e con lo sguardo attraversa i vetri appannati dal freddo, poi dice:
- Minchia il giorno di Natale è peggio della Domenica, Cristo.

Non vediamo Serena e Gorka da più di un anno, il lavoro ci ha sparsi tutti in città diverse. E il Natale finisce per essere uno dei pochi momenti dell'anno per ritrovarci.
- Auguri! - sorridono venendoci incontro Gorka e Serena - Che si fa?
- Mah, un giro in macchina e una birra all' Anfora? - propongo. Illuso che possa bastare a far passare la serata. Serena sorride a Gorka che alza un sopracciglio, poi mi dice:
- Passiamo a prendere le sigarette.

Usciamo dal complesso di palazzine tutte rosa e ci dirigiamo verso il centro.
- Allora? Che ci raccontate? - domanda Serena.
- Gossip, nessuno. - rispondo io - Ma da quando sono arrivato, tutti mi parlano di un vulcano sommerso tornato in attività, a largo di Salina o Panarea, non ho ben capito. I pescatori delle Eolie hanno ritrovato centinaia di pesci morti, a galla, lungo un tratto di mare dove l'acqua bolle. Inoltre - dicono - che il 28 dicembre è previsto un mare moto, con onde alte 20, 30 metri. Tanto che - dicono - la protezione civile ha già acquistato migliaia di sacchi neri per imballare i morti del disastro.
- E anche i vivi. - si dice Leandro.
Gorka mima i movimenti di un surfista e dice: - Il mare moto, il mare moto.
- Ma tu ci credi? - mi domanda Serena.
- Ma quale mare moto, sono tutte minchiate. - mi anticipa Leandro.
- Io dico che una cosa del genere, oggi, si può prevedere. Poi, se non ci avvertono in tempo per evacuare, allora proprio non c'è speranza. Comunque, una mia amica laureata in scienze ambientali dice che il peggio può accadere solo se erutta l'isola di Vulcano. Perché non è in attività da tempo ed ha la bocca tappata. Se salta Vulcano, noi non esistiamo più.
- Un po' come con la Raffineria di Milazzo. - incalza Leandro, dopo aver acceso una sigaretta - O la Centrale Enel, che dicono produca solo vapore acqueo, ma qui la gente continua a morire di malattie polmonari, come se nulla fosse.
E sbuffa una nuvola di fumo, seguita da un leggero fremito alle palpebre, diventato cronico almeno quanto la mia tosse.

Accostiamo all'altezza di un distributore automatico di sigarette.
- Tu cosa vuoi? - domanda Serena a Leandro che con due dita rovista il fondo di un portamonete e dice:
- Diana, morbide. Eh, senti paga tu che poi ti offro la birra.
Poi si volta verso di me e un lampione gli illumina la fronte madida: - Guarda qua, ho un pugno di monetine di resto che se arriva un colpo di vento se ne volano via. Hanno più peso che valore.
- Puoi farci un cuscino. - gli rispondo io - Almeno ci dormi su.
Il tempo che Serena rientri in macchina, distribuisca i pacchetti, e ripartiamo, tutti sulla stessa barca. - Centro? - dico io.
- No dai, - si scazza Leandro - fumiamoci quest'altra sigaretta e poi andiamo a berci una birra.

Serena si aggrappa ai due sedili anteriori ed emerge fra me e Leandro:
- Avete sentito al telegiornale di quella pioggia di pesci?
- Dove? - la guardo nello specchietto retrovisore.
- Non ricordo. - poi si volta: - Gorka dov'è successo?
- Credo in un paesino del nord Italia.
Continua Serena: - Praticamente c'è stato un temporale, e una tromba d'aria ha risucchiato i pesci dal mare, o da un fiume, o forse da un lago. Vabbè, sta il fatto che dopo questa tromba d'aria si è riversata sul paese una pioggia di pesci. Al telegiornale facevano vedere le casalinghe che riempivano le ceste con i pesci piovuti dal cielo.

Svoltiamo sulla strada panoramica, lungo il mar di ponente, dove di giorno si vedono le Eolie che dormono sul filo dell'orizzonte. Adesso è notte e in fondo al buio le piccole luci delle case di Lipari si confondono con le stelle.
- A proposito di trombe d'aria, riprendo io, avete mai visto delle code di ratto?
- Che schifo. - fa Serena con una smorfia.
- Sono delle piccole trombe d'aria che a distanza sembrano delle vere e proprie code di topo che piroettano. Spesso d'inverno se ne vedono lungo la costa. Dicono che i pescatori di queste parti conoscono delle filastrocche per tagliare in due le code di ratto. Saranno rimasti in pochi, ma ci sono. Immaginatevi delle code di ratto lungo la spiaggia di ponente e i vecchi pescatori che vanno in spiaggia a cantargli contro. E il bello è che funziona. Vi giuro, una volta ero a correre in spiaggia, a un certo punto alzo gli occhi e vedo a distanza una, due, tre code di ratto. Una paura. Mi sono detto: minchia e adesso? Se mi risucchiano chissà dove cazzo vado a finire. A un certo punto vedo che una coda di ratto si strozza in due e piano piano si ritira verso l'alto. Vi dico una di quelle cose che nel mentre dici: vaffanculo tutto. Poi mi hanno raccontato dei pescatori e delle filastrocche. Io non è che ci credo, ma ho molta più fiducia e speranza in un vecchio pescatore di novant'anni che non nelle previsioni del tempo.

Parcheggiamo, ed entriamo all'Anfora per berci una birra. Uno di quei posti dove c'è sempre la stessa atmosfera. Dove puoi stare sicuro che il tempo non passerà mai a cambiare le cose. Ma ci rompiamo subito, decidiamo di tornare in macchina e farci un ultimo giro, prima di salutarci.

Lentamente, vaghiamo, lungo un rettilineo d'asfalto che per chilometri costeggia la spiaggia di ponente, in silenzio, a respirare nicotina a pieni polmoni.
- Sapete, - dice Leandro - una decina di anni fa una specie di mare moto ha spazzato via proprio questa strada. Era in corso una gara di pesca con canna da riva. Minchia, quell'anno si sono pescate le aiole più grosse che io abbia mai visto.

Poi più niente, nessuna parola. Fino a quando arriva il momento di salutarci. Dopodomani, il 27, Serena e Gorka tornano a Milano.
Ci abbracciamo. Poi, con l'alba di un sorriso in volto, Gorka mi dice:
- Mi raccomando, attento al mare moto.

E se mi trovassi davanti una di quelle onde di 20 metri?
Chissà se mi basterebbe una tavola da surf?
Quell'onda potrei cavalcarla. E rimanere a galla il più a lungo possibile.

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