giovedì 13 maggio 2010

Un nuovo Socrate

Recenti studi sul giovane Socrate ce lo ripresentano in una luce tutt’affatto diversa da quella tramandataci dalla storiografia tradizionale.
Il suo buon amico Cherefonte, noto soprattutto per la famosa interrogazione della Pizia, conosceva il brillante filosofo ateniese fin dall’epoca della di lui fanciullezza e prima adolescenza.
In un testo recentemente ritrovato e attribuito senza ambiguità per l’appunto a Cherefonte,
costui racconta di prima mano il momento in cui ebbe per la prima volta a manifestarsi la sentenza dai più ritenuta fondamento e architrave dell’intero pensiero Socratico.
Narra Cherefonte che Socrate, poco più che bambino, si trovava allora a scuola, nell’aula di downtown Atene che entrambi frequentavano.
La maestra quel giorno decise di fare un’interrogazione di geometria non programmata e quindi completamente inattesa, scatenando il panico tra i giovani discepoli. Per giunta l’argomento era una nuova, arditissima quanto astrusa teoria nota come il Teorema di Pitagora.
Procedendo in ordine alfabetico l’implacabile maestra interrogò Alceo, Anassagora, Anassimandro, Anassimene, Aristotele, e poi Cherefonte, Democrito, Demostene, Eraclito, Parmenide, Saffo, Seneca. E tutti, uno dopo l’altro, balbettarono scuse inverosimili per giustificare la loro impreparazione.
Le solite giustificazioni da che mondo è mondo: mia nonna è caduta dal letto e ho dovuto accompagnarla all’ospedale, le cavallette e altre pestilenze, la periodica invasione degli Spartani o dei Troiani, lo tsunami sollevato dal rovinoso crollo del Colosso di Rodi.
La maestra non si fece intenerire, e il suo registro si riempì di zeri spaccati.
Arrivò il momento di Socrate, che osservava la carneficina compiersi con assoluta imperturbabilità.
“E tu cos’hai da dire, Socrate? Sentiamo un po’.” Lo apostrofò la maestra.
Nel silenzio più assoluto Socrate si alzò, e guardando la maestra fissa negli occhi proferì con voce ferma:
“So di non sapere.”
La maestra rimase in silenzio alcuni interminabili secondi, soppesando la risposta del giovane discepolo, poi disse:
“Ok, c’hai provato, ma ti becchi uno zero spaccato anche tu. Siediti, va là.”

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