giovedì 16 aprile 2009

Chiamo da fuori

Anche se gli stava telefonando da sotto casa, sentiva che la distanza tra loro era ormai incolmabile. Vide la luce accendersi, poi la voce di lui, assonnata e bassa e così sensuale di quando si svegliava, parlò all'altro capo della linea:
-Sì?
-Ti lascio, Andrea. Anzi, ti ho già lasciato.
-Cos'è, uno scherzo? Dove sei, perché non sei qui vicina a me?
-Non importa dove sono. Sono lontana, in un'altra città.
-Però, ti sento vicinissima…come fossi dietro l’angolo… la interruppe lui.
-Quello che importa è che non voglio più vivere con te. Lo capisci questo?
-No che non lo capisco. Non capisco più niente, mi sembra un incubo. Ma ti pare che ne dobbiamo parlare per telefono? Torna a casa e discutiamone con calma.
-Io non voglio discutere! Volevo solo informarti! La voce di lei era rabbiosa.
-Ma quando l'hai presa questa decisione?
-Ieri pomeriggio. Sono venuta a casa mentre tu non c'eri, ho fatto la valigia e sono andata all'aeroporto, mentì lei.
-Allora quando mi hai chiamato dicendo che stavi fuori a cena e tornavi tardi, eri già partita.
-Partita e arrivata. (Altra bugìa, ma a fin di bene).
-Arrivata dove?
-Ma che cazzo te ne frega, insomma! Stava perdendo la pazienza. "Adesso riattacco", pensò. Ma non lo fece.
-Dai, su, non ti arrabbiare, micina, disse lui con la sua voce più vellutata.
-Senti, non possiamo riprovarci? Non mi vuoi dare un'ultima chance? Ti giuro che farò del mio meglio per non deluderti mai più.
-Vaffanculo. Ti odio!
-Ma cos'avrò fatto mai per meritarmi tutto questo odio? Forse la tattica vittimista poteva dare qualche risultato.
-Più di questo non ti posso dire: riconosco i miei errori, ti chiedo perdono e ti amo infinitamente. Dammi l'ultima possibilità per dimostrartelo.
-No.
-Ti prego ti prego ti prego!
-L'ultima?
-L'ultima.
-E va bene.
-Allora torni?
-Torno, disse lei svogliatamente.
-Quanto ci metti? Un paio d'ore? La voce di lui era completamente cambiata. Così fredda, sicura, distante che se uno non lo conosceva poteva anche pensare che si trattasse di un'altra persona.
-Neanche per idea. Non ho più un soldo e ho dimenticato la carta di credito a casa. Non potrò prendere l'aereo. Mi toccherà tornare in treno, forse, oppure fare l'autostop. Arrivo in serata, più probabilmente domani mattina.
-Non farmi aspettare troppo.
Lui riagganciò senza salutare, e lei vide la luce in camera da letto che si spegneva. "Quel porco si rimette a dormire", pensò.
Lanciò il cellulare oltre la siepe del parco, dentro la fontana dei pesci rossi. Poi dovette trattenersi per non correre a riprenderlo.
Quasi senza volerlo, si rese conto che in fondo l'aveva sempre saputo che non avrebbe avuto il coraggio di lasciarlo, quel porco, e si congratulò con se stessa per avergli raccontato quella piccola bugìa, che le concedeva una giornata di libertà, una giornata tutta sua.

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