martedì 3 febbraio 2009

Quello che so

(Tragicommedia ambientata nel magico mondo della pubblicità)
Sesta Puntata

16.
Conversazione tra il magistrato dottor Calogero Moiano e la moglie:
“E’ tutto troppo netto, capisci? Troppo definito.”
“Spiegati meglio.”
“Non so, la vittima per esempio, mi domando se sia possibile che un essere umano sia così integralmente schifoso, così orribile senza sfumature. Il male assoluto senza neanche la grandezza del male.”
“Beh, io non ci trovo niente di strano. La maggior parte degli esseri umani è fatta proprio così.”

17.
La mattina successiva al funerale Calogero Moiano ricevette la telefonata dell’anatomopatologo che gli voleva dare alcune anticipazioni.
“Dalle prime risultanze dell’autopsia risulta che Francesco M. è stato ucciso con un’arma da taglio, come ci aspettavamo.”
“Infatti.”
“Inattesa –o molto meno prevedibile- è invece un’altra circostanza. Sulla pelle e sui vestiti sono state trovate molte impronte digitali, appartenenti ad un numero ancora imprecisato di persone, comunque non meno di cinque.”
“Perché dici numero imprecisato ma comunque non meno di cinque?”
“Perché abbiamo cinque impronte perfette e sicuramente attribuibili a persone diverse. Poi ce n’è una serie di molto più confuse, spesso sovrapposte l’una all’altra, non sappiamo ancora, potrebbero essere di qualcuna di quelle stesse persone di prima, come anche di altre.”
“Non potresti essere un po’ più preciso?”
“Per essere più preciso ho bisogno di un paio di giorni. Hanno fatto un casino con quel povero corpo. Comunque una cosa è certa, Calogero: non stai cercando un assassino, ma un gruppo di assassini. A prescindere da quanto è grande il gruppo.”
“Grazie, Carlo. Avevo proprio bisogno di iniziare la giornata con una bella notizia.”
“Dovere.”

18.
La signora M., madre di Francesco, aveva fatto un po’ di resistenza, ma poi aveva acconsentito a mollare agli inquirenti i documenti privati che la vittima conservava a casa dell’anziana genitrice. Fra i quali il pezzo di gran lunga più importante era quella cosa che non si sapeva se fosse un diario o una bozza di autobiografia. L’editore si fece subito avanti perché aveva fiutato il grande affare, giurando che l’accordo era già stato concluso e che Francesco M. proprio in quei giorni avrebbe dovuto consegnare la versione definitiva per andare in stampa. Ma prima che potesse essere autorizzata la pubblicazione il dottor Calogero Moiano voleva avere tutto il tempo necessario a sua disposizione per analizzare il documento.
Si trattava di un piccolo quaderno nero Moleskine con la copertina di cartone rigido. Sulla prima pagina c’erano scritte tre parole:

quello che so

Il magistrato rimase ad osservare quelle tre parole per un tempo sufficiente a leggerle non una ma cento volte, poi girò la pagina. Fino a quel momento l’unico documento su cui si era soffermato era quel foglio denominato ‘contact report’, dentro il quale era convinto che si nascondesse un codice cifrato.
Moiano era certo, anche se non ne aveva alcuna evidenza, che quel foglio avesse un’importanza cruciale per la risoluzione del caso, ma per il momento, dopo alcune prove frustranti, aveva dovuto abbandonare il tentativo di decifrarne il codice.
Ora però si trovava di fronte a qualcosa di molto più sostanzioso e infinitamente più promettente. Attaccò sull’esterno della porta del suo ufficio un memotac che diceva: fate finta che io non esista. Poi, dopo aver ordinato birra e panini, staccò il telefono.

19.
Quello che so, pagina 1:
‘So di aver fatto tante cose di cui dovrei pentirmi. So di avere molti nemici. So di aver dato importanza a cose che non ne hanno affatto, e non abbastanza a quello che conta veramente. So che nessuno di voi può lanciare la prima pietra addosso a me, ma so anche che questo non basta a consolarmi. So di avere troppi cadaveri nel mio armadio. So che è arrivato il momento di fare pulizia. So che mi farà bene. So –o meglio, immagino- che ci sia un modo diverso di vivere. Non so se sono ancora in tempo per provarci, ma mi piacerebbe. So che questo farà sorridere molti, ma so anche di non avere scelta.’

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