mercoledì 26 novembre 2008

Quello che so

(Tragicommedia ambientata nel magico mondo della pubblicità)
Terza Puntata



7.
Nella stanza 162 del commissariato di Milano Centro, il dott. Calogero Moiano, Giudice delle Indagini Preliminari presso la prima sezione del tribunale di Milano, sbadigliò in modo così scomposto che quasi si slogò la mascella. L’orologio a muro segnava le undici e trentacinque, ma era rotto da almeno due anni. Moiano guardò il suo orologio da polso e si accorse che si era fermato.
“E’ possibile che non si riesca a sapere che cazzo di ore sono?” domandò a se stesso, giacché era solo nella stanzetta davanti a tre scatoloni di materiale sequestrato sul luogo del delitto. Si alzò barcollando e si avviò per il corridoio deserto in cerca di un caffè.

8.
“Allora, io direi di scrivere: Francesco, gli amici della Altoprofilo ti sono vicini in questo momento terribile della tua vita…”
“Quale vita, scusa? Non mi sembra molto vivo.”
“Più morto che vivo, direi.”
“E poi, ‘gli amici della Altoprofilo’, dai, mi sembra quasi una presa per il culo.”
“Concordo.”
“Vabbè, allora scrivetevelo voi ‘sto cazzo di telegramma, teste di cazzo, che a me manco mi va!”
“E dai Ste, non ti incazzare, che sarà mai!”
Nonostante l’argomento all’ordine del giorno fosse l’organizzazione di un funerale, l’atmosfera fra i quattro membri superstiti del consiglio di amministrazione dell’agenzia di Pubblicità Altoprofilo era singolarmente lieve, a tratti ilare.
Stefano Massa, Davide Procaccini, Richard Young e Roberto Benati ridevano come bimbi, tappandosi la bocca e facendosi sshhh! l’uno con l’altro per paura di farsi sentire dalle segretarie.

9.
Appurato con una telefonata al 161 che erano le tre e mezza di notte, o di mattina a seconda dei punti di vista, il dottor Calogero Moiano si recò al cesso per pisciare e soprattutto per sciacquarsi la faccia. Alla sua immagine impresentabile riflessa nello specchio confessò un momento di incertezza:
“Ma siamo sicuri che lo vogliamo proprio trovare questo assassino?” Era una domanda retorica, naturalmente. L’ovvia risposta era “No, che non lo vogliamo trovare, manco per il cazzo. E soprattutto nessuno, nel vasto mondo là fuori, vuole che lo troviamo. Tutti stanno facendo il tifo per lui, o lei, e si farebbero in quattro per aiutarlo. Ma il punto è un altro: noi dobbiamo trovarlo, anche se ne faremmo volentieri a meno. Punto. Fine del discorso.”
Uscendo dal cesso il dott.Moiano si sentiva un po’ meglio, la testa più leggera e le idee più chiare, anche se non si era accorto di aver dimenticato abbassata la patta dei pantaloni.
Poco male, tanto non c’era nessuno in giro per accorgersene.

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