Le storie ci accompagnano. In tutti i momenti della nostra vita c'è sempre qualcuno che ce ne racconta una. Alcune sono belle, alcune brutte. Allegre, tristi, buffe, sinistre. O anche semplicemente noiose. Ma persino quando diciamo: "Dai, non raccontarmi storie", in fondo per noi le storie non sono mai abbastanza. C'è un modo personale di parlare di cose universali?
martedì 24 giugno 2008
In macchina
Cammino (in macchina) incolonnato lungo una provinciale sconosciuta cammino sì cammino perché ci muoviamo tutti solo di alcuni metri e poi ci fermiamo per intere mezzore la pioggia ha allagato la strada e dietro un enorme camion io come dentro un tunnel senza vedere davanti a me quello che succede è ignoto non so (non vedo e non posso scegliere) se frenare accelerare superare pazientare smadonnare strombazzare e ci vuol poco perché mi manchi il respiro un niente e i vestiti mi stanno stretti la cintura di sicurezza stringe le mani stringono il volante il sedile è bollente il portafoglio nella tasca di dietro dei pantaloni mi si sta stampando sul culo il sudore scende sento la sua puzza che impregna i vestiti e tutto questo perché non riesco a vedere davanti è assurdo e allora mi dico stai calmo ragiona cosa vuoi che sia (sei in coda come tutti ora su questa provinciale del cazzo sotto la pioggia) è vero potevi fare l'altra strada ma ora sei qui e cosa ci vuoi fare devi solo calmarti ma è inutile inutile perché fra tante macchine proprio un Tir dovevo beccare che mi soffoca la vista e mi toglie il respiro cosa ho fatto per meritare questo io sono innocente (almeno in parte) e comunque questa pena è smisurata rispetto a qualunque peccato abbia commesso ecco sento i piedi cominciare a muoversi da soli come code di lucertola mozzate come gatti spiaccicati in autostrada che si agitano già morti in un penoso riflesso condizionato e intanto la vista si annebbia le forze mi abbandonano il pensiero svanisce resta solo un enorme (nero) culo di Tir che inghiotte tutti i miei sensi e non c'è niente oltre questo anche se provo a girare prima a destra poi a sinistra gli occhi c'è solo il nero nero assoluto e alla fine il terrore è padrone e io non esisto più sento in lontananza come fossero a chilometri estremità che non mi appartengono i piedi e le mani darsi da fare e un rombo furente e lo scarto laterale e faccio ancora in tempo a vedere oltre il buio finalmente la luce fortissima che arriva benvenuta come la fine dell'incubo e basta.
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